Arte fuori dal palco

Teatro in libreria: 'Gente mia', Gianfranco Jannuzzo immortala il cuore della sua città

Gianfranco Jannuzzo - GENTE MIA
Gianfranco Jannuzzo - GENTE MIA

Cento scatti in bianco e nero per raccontare Agrigento e il profondo legame con la propria terra.

"Cerco da sempre un rapporto con la gente", esordisce così Gianfranco Jannuzzo nel breve esergo che precede la lunga galleria di volti, strade, interni di case, banconi di negozi, venditori ambulanti che si muovono tra le pagine di questo Gente mia, tributo di affetto e memoria alla città di Agrigento e alle mille anime che la compongono. 

L'elegante volume, edito dalle Edizioni Medinova, ci guida in un viaggio affascinante e carico di magia, ma soprattutto straordinariamente arcaico, nella sua doppia accezione di meraviglioso e radicato nelle profondità dell'animo umano.

 

> GLI SPETTACOLI IN SCENA <

Genius Loci

Era così che i Latini chiamavano quel quid inspiegabile, ma indissolubile, che ci lega alla terra da cui veniamo e nel quale riconosciamo e riconosceremo per sempre le nostre radici. 

Gianfranco Jannuzzo si muove tra le pieghe del suo Genius Loci, vale a dire il cuore storico della sua Agrigento, collezionando scatti che dagli anni '70 arrivano fino ad oggi, in una sorta di tenace e tenera ricerca di un' identità, mai singola, mai cucita solo su se stesso, quanto piuttosto collettiva, un'identità che abbraccia bambini pieni di energia, donne sedute fuori dalle case che lavorano la lana, anziani carichi dei loro anni e di pesanti buste, un venditore di fichi d'india, un barbiere assorbito dai suoi antichi gesti, nuovi e vecchi immigrati, Zu' Giullà che tira il cavallo del suo carro da fruttivendolo, Zu' Tanu Russo impagliatore di sedie sull'uscio di casa. 

Gianfranco Jannuzzo


E già, la ricerca di un'identità collettiva si recupera anche attraverso i nomi, questi volti non sono anonimi ritratti, questi sorrisi e questi gesti sono segni particolari di concrete esistenze: non c'è dimensione collettiva senza il riconoscimento del singolo.

Differenti e uguali

Riconoscere il singolo significa riconoscere ciò che rende ognuno di noi uguale e diverso dall'altro. La Gente mia di Gianfranco Jannuzzo porta nel suo DNA tracce arabe e bizantine, romane e normanne, custodisce dentro di sè l'animo dilaniato delle tragedie greche e l'amara farsa delle commedie pirandelliane: tutto questo ci differenzia e ci unisce al tempo stesso. 


I cento e più scatti, rigorosamente in bianco e nero, arrivano al cuore di questa ambivalenza. Jannuzzo decide di ripercorrere nel 2018 le stesse strade e gli stessi vicoli di quarant'anni prima, immortalando le stesse case e, dove possibile, i volti dei bambini di allora ormai diventati adulti. 

Le immagini si sovrappongono, la memoria altera i contorni e li ricompone in nuove forme, il tempo rende visibili i cambiamenti, le differenze dunque, ma poi ci offre la possibilità di riconoscere il filo che tutto unisce. 

Gianfranco Jannuzzo


Le fotografie di Gianfranco Jannuzzo mostrano proprio questo. Disposte in sequenze atemporali, senza nessun rigore cronologico, vivono di differenze e somiglianze, di incursioni nel passato e aperture alla contemporaneità, di microcosmi che sono i vicoli e i cortili di Santa Maria dei Greci, Bibirria, il Rabatto e  del deflagrare, proprio in questi microcosmi, di generosità, accoglienza e calore umano.

Parafrasando le stesse parole di Jannuzzo nel volume, ci chiederemo dunque: che cos'è mai tutto questo se non uno spettacolo in continuo movimento, irresistibile, che non si può fare a meno di fotografare?
 

Gente mia
di Gianfranco Jannuzzo
a cura di Angelo Pitrone
Edizione Medinova
Pag. 190 - Euro 28

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